Come Cristo ha servito fino alla fine, anche all’uomo di oggi questo impegno

Il Triduo pasquale del vescovo Mons. Giacomo Cirulli nelle Diocesi di Teano-Calvi e Alife-Caiazzo

Triduo pasquale di domande, di interrogativi e di provocazioni. Il racconto della passione, morte e resurrezione di Gesù, il crocifisso, parla alla Chiesa di oggi e davanti agli occhi dei credenti pone il modello: il Maestro, il Signore…colui che si è chinato per lavare i piedi ai suoi amici, e spingendosi “fino alla fine…fino a dare il massimo di se stesso, si è incamminato verso la Croce”.

Mons. Giacomo Cirulli, vescovo delle Diocesi di Teano-Calvi e di Alife-Caiazzo ha guidato la riflessione su questa esperienza concreta e vera di essere cristiani, alternandosi nelle celebrazioni del Triduo pasquale tra le due comunità diocesane, ma permettendo a tutti, attraverso le dirette facebook di seguire tutte le Celebrazioni da lui presiedute.

Giovedì Santo
«Sapete ciò che vi ho fatto??” la domanda di Gesù ai discepoli al termine della lavanda dei piedi, nel vangelo di Giovanni, vuole chiedere una sintesi ai suoi, di tutta la missione che Egli ha svolto prima di consegnarsi alla Croce. La stessa domanda il Vescovo l’ha posta all’assemblea dei fedeli… “Il cammino quaresimale deve esserci servito proprio a questo, a comprendere lentamente quello che Gesù, il Maestro e il Signore ha compiuto dall’inizio alla fine…incluso l’impegno a fare come lui, chinato ai piedi dei discepoli…”

“Al cenacolo segue il calvario e allora tutto ha un senso e tutto diventa meravigliosamente bello per noi perché andando dal cenacolo al calvario Gesù ha compiuto in maniera definitiva la volontà del Padre e cioè il paradiso per tutti gli uomini, e non su questa Terra. Non il paradiso fatto di cose che passano, ma la vittoria della vita sulla morte, per sempre” nelle parole di Mons. Cirulli, l’invito costante a tenere fissa la vita del Maestro e la nostra, quella della Chiesa e di tutti i battezzati, chiamati a portare la stessa novità di Cristo: guarire le ferite dell’anima, guardare con amore la vita dei fratelli e prendersene cura, annunciare la parola di Dio…

È nella scena del Cenacolo e in ogni eucarestia domenicale che sono chiamati i credenti: dopo aver ricevuto l’esempio, dopo aver mangiato il corpo di Cristo, per tutti loro è il momento della testimonianza, dell’annuncio gioioso della buona notizia. Per questo motivo, alla Comunità dei fedeli che si interroga sul perché la gente non scelga più il Vangelo (è stata anche la riflessione che il parroco della Cattedrale di Alife don Pasquale Rubino ha posto a Mons. Cirulli nel suo saluto all’’inizio della Messa in Coena Domini), Mons. Cirulli ha chiesto: “è proprio sicuro che gli uomini e le donne di questo mondo sono irraggiungibili? Ma noi annunciamo il Vangelo, il Crocifisso risorto che si fa pane, e si fa vino? E se anche l’avessimo annunciato con le parole, quanto vale la nostra testimonianza di vita?”

Venerdì Santo 
Il Passaggio dal Cenacolo alla Croce è ancora motivo di gratitudine: è nella morte il compimento della volontà del Padre; è in quella morte che nasce la Chiesa.

Le parole del Vescovo Mons. Cirulli nella celebrazione della Passione del Signore, dal Monastero di Santa Croce in Pignataro Maggiore, si pongono in continuità con quelle dei giorni precedenti con le quali il Pastore ha donato alle Comunità diocesane il tempo di un incontro più forte e vivo con il Mistero della Pasqua e con i segni del suo valore per l’uomo di oggi.

“La Chiesa, capisce che da quella croce sono venuti dei doni, grandissimi, di cui usufruisce. È una morte tremenda quella che lo sposo ha vissuto… ma è una morte-segno dell’amore senza limiti che questo sposo ha avuto e avrà sempre per la sua sposa.

I doni che vengono da questo momento drammatico … “donna ecco tuo figlio, ecco tua madre…” sono il segno della vita che veramente ha vinto la morte e che Egli affida a ciascuno di noi “discepoli, sul modello del discepolo che egli amava, invitati a guardare l’unico modello…la Madre”.

Pasqua di Resurrezione
Al centro della meditazione torna Cristo, la sua volontaria passione, il suo offrirsi in silenzio, il gesto dell’uomo chinato a lavare i piedi, di lui ai piedi del Padre durante la preghiera prima di essere catturato, del suo stare dritto in piedi davanti a Caifa, a Pilato, ai sobillatori della folla…

“È questo il corredo funerario che le donne portano al Sepolcro il mattino di Pasqua; c’è questo patrimonio ricco di valore e di vita nuova nel loro cuore, oltre a portare quello che servirà per una degna sepoltura… ma c’è anche la delusione, il dolore di sapere che oltre la tomba non c’è più nulla, ma la fine”.  Le parole del Vescovo nelle Celebrazioni di Pasqua, da Teano (la Veglia) e da Alife (domenica mattina).
Ancora una volta, ignare di alcuni ricordi, di importanti parole, i seguaci devono scoprire che il Maestro ha sovvertito ogni regola…umana: “Il Crocifisso è risorto! E il Padre conferma il suo dono di carità per gli uomini…(…) La morte è stata vinta e dobbiamo dare questo annuncio”.
Le parole del Vescovo al mattino di Pasqua hanno nuovamente rimesso nelle mani dei fedeli il peso della responsabilità cristiana: “Che valore ha il nostro annuncio quando annunciamo la vittoria della vita sulla morte mentre spesso nella nostra vita non riluce nessun segno di questa vittoria?”.

L’appello del Pastore: “Facciamo Pasqua con tutto il cuore, con tutta la mente e tutto il corpo. È questo il tempo è ora il momento di fare alla maniera di Gesù: dare la vita fino al massimo…”.
Il sacrificio della Croce chiesto ad ognuno dal Vescovo, traducendo per i fedeli le parole della Sacra Scrittura, è quello di un impegno che serve la vita dei fratelli, che si fa ascolto, carezza, conforto, verità e lealtà nella vita… scelte che vincono la logica del mondo di potere, presunzione, orgoglio.
Pasqua è la novità che non ti aspetti, la novità che scomoda le ombre di molti.