Coronavirus. Di fronte alle prove della vita, chi siamo veramente?

Linvito ai sacerodti: "“Siate disponibili; siate vicini alle persone; incoraggiate; sostenete!"

Grazia Biasi – “Ci sono due strade: quella della preoccupazione ansiosa che scatena panico e quella dell’attenzione vigile e responsabile”. Sull’emergenza e sulle scelte in tempo di Coronavirus, un approfondimento e una riflessione affidata alle parole di Mons. Orazio Francesco Piazza, vescovo di Sessa Aurunca e Amministratore apostolico di Alife-Caiazzo.
Il cammino di una persona di fede conduce nella direzione di quella prima strata fatta di sensibilità e attenzione, non di panico e preoccupazioni incontrollate che conducono al baratro dell’isolamento e della discriminazione…
È il momento di decisioni importanti e di altrettante domande forti da cittadini e da cristiani.
È il momento della famiglia; l’accorato invito a rimanere in casa farà bene alle relazioni, rinsalderà legami, ci farà riscoprire la bellezza di essere insieme, e probabilmente quell’obbligo ad una convivenza inaspettata o non condivisa si trasformerà nel gusto dolce di affetti ritrovati e solidarietà che ritornano.
È il tempo di riprendersi la vita piuttosto che lasciarla alla deriva di paure, e recuperare il tempo di una preghiera diversa…
Sulle difficoltà che toccano l’Italia, i nostri piccoli e medi centri urbani, le nostre comunità parrocchiali, Mons. Piazza interviene chiamando in causa tre azioni, tre impegni che affida alle sue comunità: vita spirituale, scoperta dell’altro, responsabilità.
Una riflessione, quella del Pastore, che guarda un insieme e tiene conto dell’evolversi dell’epidemia da Coronavirs, delle soluzioni proposte dalla Scienze e dalle misure adottate dal Governo, ma soprattutto delle domande della gente, delle preoccupazioni dei sacerdoti e dei collaboratori pastorali…

Un primo e immediato ricordo, da parte del Vescovo, è a quanti sono direttamente coinvolti in questo particolare momento. “Un pensiero grato e di grande sostegno morale e spirituale va a tutti gli operatori sanitari e quelli di primo intervento; un pensiero specialissimo agli ammalati ai quali auguro pronta guarigione e pazienza nell’affrontare questo delicato momento”. E poi l’appello e il richiamo alla responsabilità che diventa il filo conduttore della riflessione di Mons. Piazza: “Abbiamo il dovere di impegnarsi e collaborare per poter affrotnare un’emergenza che può essere ridotta in condizioni di accettabilità con la collaborazione responsabile di tutti, ciascuno nel proprio ruolo, nella propria funzione, nella propria condizione”.

Stare in questa situazione, saperla gestire, non farsi vincere dalla paura, ma leggere – da credenti – un tempo particolare: la approfondita meditazione del Pastore si consegna alla comunità chiamando in causa la vita di fede: ”Per chi ha nel cuore una fede capace di saper guidare la vita, questo è il momento in cui l’affidamento al Signore diventa la chiave di lettura per comprendere anche le evenienze più problematiche. È in questo contesto che dobbiamo mostrare la capacità di misurare il nostro rapporto con la realtà. Ecco perché questo è un tempo in cui la fede, la speranza e la carità entrano in gioco in modo più evidente e soprattutto diventano la strada maestra per costruire uno stile di vita che per sua natura risponderà a queste vicende”.

Da cittadini e da credenti

“Al di là dell’impegno di chi, nella scienza e attraverso l’azione medica, è chiamato a rispondere a questa emergenza, ognuno di noi deve riscoprire la qualità della vita e soprattutto imparare a rispettare la vita nella propria persona e nella persona degli altri. È un momento in cui riscopriamo valori che forse facilmente avevamo accantonato: è importante tener conto della famiglia, luogo in cui più facilmente ci si ritrova visto che c’è una forma di arretramento rispetto alla vita pubblica”.
Valore e tutela della vita nel suo dispiegarsi di relazioni e di azioni: il Vescovo invita alla prudenza, al controllo pacato della situazione attuale ma senza escludere l’altro, anzi guardando all’altro come quell’io appena distante da me, da proteggere, da tutelare, ancor di più se anziani o affetti da patologie croniche. È un difficile equilibrio di distanze, ma non di responsabilità, perché quest’ultima ci chiede il coraggio della prima linea.

In che modo?

Vita spirituale. “Intensifichiamo al vita spirituale perché da lì trarremo le energie necessarie per affrotare nella giusta luce gli sviluppi di questa situazione”.
Al centro delle scelte, cui invita Mons. Piazza, c’è l’incontro con Gesù Cristo.
“Ci occorre compiere un piccolo passaggio: dalla preoccupazione all’attenzione. La preoccupazione genera ansia e paura e ci fa compiere scelte sbagliate; l’attenzione alimenta dentro di noi la vigilanza, la meticolosa cura di quello che ci è chiesto, soprattutto ci fa riscoprire un po’ di rispetto verso noi stessi…”.

Scoperta dell’altro. “L’attenzione diventa scoperta dell’altro. Adesso che la limitazione ai vari ambiti della nostra vita appare così evidente ci stiamo accorgendo di quanto sia fondamentale per ciascuno una vita di relazioni! Questo tempo ci sta rivelando come l’altro sia la misura della nostra persona. Questo simbolico stare a distanza, non è per paura ma perché ognuno abbia la garanzia della propria sicurezza. Se questo stile lo ponessimo nella nostra vita sociale di tutti i giorni, nel rispettare il diritto dell’altro alla tutela di sé, la nostra vita sociale avrebbe ben altri risultati. Mentre troppo spesso trasformiamo i nostri diritti in pretese dimentichi della vita e degli affetti altrui…”.
Mons. Piazza chiama in causa ripetute azioni e scelte, di quelle che feriscono la società peggio e più frequentemente di un virus, piccole e grandi pretese che diventano un male ordinario e quasi scontato: “Tutti compiamo scelte a danno di chi ci vive accanto… Penso in particolare ai giovani, alle loro scelte talvolta molto più gravi del virus che stiamo vivendo, senza che ne valutino il peso e la gravità per la propria salute né per gli effetti che generano sugli altri a livello affettivo, a livello sociale e a livello di tutela della salute pubblica”.
Un richiamo forte, quello del Vescovo a rivedersi, a ripensarsi negli stili di vita e nei legami, non solo in tempo di Coronavirus. “Credo che questa esperienza – continua Mons. Piazza –  possa insegnarci dei valori, a da essa uscirne rafforzati, ricompattati come comunità coesa e come persone consapevoli e responsabili”.

Responsabilità. “Non ci sono corsi di educazione civica ad istruirci o darci risposte, c’è invece la responsabilità di ciascuno chiamato a tutelare il dono della vita che ha ricevuto e la qualità della propria salute”.
Da parte del Vescovo l’invito ad accogliere con disponibilità le disposizioni delle Autorità, ma soprattutto scegliere di “Adattarsi a questa situazione con uno stile di vita responsabile, e più che alle limitazioni pensiamo all’educazione del nostro stile di vita. Forse questo ci condurrà su un sentiero molto più fecondo e proficuo nella vita personale e sociale”.

L’appello ai sacerdoti e agli operatori pastorali

“Siate disponibili; siate vicini alle persone; incoraggiate; sostenete!
Siate trasparenza fiduciosa della provvidenzialità di Dio.
Viviamo questo momento alla presenza del Signore che ci spinge a riscoprire l’essenziale. Le nostre chiese sono aperte, quale segno di vicinanza e incoraggiamento alle comunità…”

Molteplici le domande e i dubbi a cui il Pastore nei giorni scorsi a dovuto far fronte: da più sacerdoti la domanda sul da farsi, sulle migliori decisioni da assumere per fornire risposte ai fedeli e garantire serenità: “Ai sacerdoti chiedo al sensibilità concreta di saper valutare conoscendo bene le proprie comunità, le condizioni in cui possano essere vissute le esperienze della vita di fede che sono alimento della nostra quotidianità. Non dimentichiamo che l’eucarestia, la vita sacramentale, la preghiera personale sono il fondamento su cui si poggia il senso di un’intera vita. Dobbiamo solo essere intelligenti, attenti, rispettosi delle indicazioni e con queste creare le condizioni  opportune, ove possibile o comunque forme alternative che comunque alimentino nel cuore la fede, la speranza e la carità”.

Non sentitevi soli…

Come all’inizio del suo intervento, il Vescovo rivolge lo sguardo ad una realtà che si sta scoprendo tanto fragile quanto coraggiosa e pronta ad ogni possibile soluzione man mano che il passare del tempo mette sul banco della prova, numeri, ipotesi, decessi, casi positivi, e appelli…
“Un abbraccio a tutti coloro che in questo momento rivestono un ruolo di grande responsabilità: non perdete le motivazioni di fronte alle difficoltà, né sentitevi soli!”.
Poi, coinvolge il resto della comunità in un ulteriore impegno: “possiamo collaborare aiutandoli (i sanitari, ndr) a poter sopportare il peso di questi interventi e sappiamo bene che il nostro primo impegno è non portare al collasso le strutture sanitarie. Ecco perché voglio pregarvi – nel nome del Signore che ci sta accanto e della Madre nostra Maria che col suo manto protegge il nostro cammino – siamo fiduciosi! Ma ognuno faccia la propria parte. La salute pubblica comincia dalla consapevolezza di ogni singola persona”.

Fonte www.clarusonline.it