San Sisto, il modello che conduce a Cristo. Impegno a moltiplicare la speranza

Per le disposizioni anticovid, festeggiamenti ridotti all'essenzuale. Messa in Piazza vescovado il 10 agosto senza la tradizionale processione alla Cappella fuori le mura. Mons. Orazio Francesco Piazza, amministratore apostolico, invita nuovamente ad una fede essenziale capace di riconoscere i segni della presenza di Dio "in questo anno che è stato anche un tempo di grazia"

“Coerenza tra Vangelo professato e impegno, fino a donare il sangue”, questo racconta di se stesso San Sisto, questa è la scelta da lui compiuta; questa è la chiamata per i credenti che ricorrono al patrono: imitarne cioè la scelta di vita a e di fede, “in profondità”.

La festa di San Sisto I, papa e martire, patrono della Città di Alife e della Diocesi di Alife-Caiazzo si è conclusa lasciando alla comunità il consueto impegno: imitare la vita del Santo per amore del Vangelo, ma poi – come il Vescovo mons. Piazza ha voluto approfondire – imitarlo “nell’amore (…) nella totale immedesimazione in Cristo”.

San Sisto è posto come modello credibile che apre la strada dell’incontro con Dio capace di suscitare la gioia della fede e generare azioni di carità.  Mons. Orazio Francesco Piazza, a partire dal Vangelo di questa festa (Simone di Giovanni, mi ami tu più di costoro? Gv 21,15) nelle celebrazioni eucaristiche del 10 e dell’11 agosto ha provocato ad una presa di coscienza che interroga sull’entusiasmo della fede e sull’essenziale della fede.
Di fronte al Pastore, in Piazza Vescovado il 10 sera e in Cattedrale l’11 mattina, una comunità meno numerosa degli altri anni, ma costituita da coloro che hanno scelto di esserci, di riconoscersi nella festa di San Sisto anche senza le luminarie, i fuochi, la musica, perchè il credente in cammino, nel suo viaggio, vive dell’essenziale…

Festa al tempo del Covid19: ad Alife come in tutta Italia nessuna processione, ed evitato ogni tipo di grande assembramento; i momenti liturgici sono rimasti essenziali per garantire e vivere l’esperienza più vera attraverso la preghiera, la supplica e lode come nell’antico canto “E sempre sia lodato/San Sisto a Dio fedel/ nostro avvocato” che lo ricorda  protettore contro la peste che nel 1131 incombeva sulla Città. Rimane negli alifani il fiducioso senso di protezionem ma che una fede matura che si rispecchia nel Vangelo vuole ricondurre soprattutto ad un’esperienza più autentica che si genera “a partire dall’Eucarestia….”.
È intorno al corpo di Cristo che anche la festa di San Sisto ha motivo di essere, è in quel segno che “L’amore donato diventa gesto concreto che trasforma la vita”.

Mons. Piazza, come in altri interventi dei mesi passati, è tornato a coniugare fatti e accadimenti con gli atteggiamenti e le scelte dei credenti. Cosa ha cambiato l’epidemia da Covid nella vita di ciascuno? In termini di relazioni, di scelte, di fede…
Lo ha definito un anno “particolare” e “difficile”, “ma anche un anno carico di tanti segni di grazia. Com’è vero che le difficoltà possono essere trasformate in opportunità, dipende dal mondo con cui entriamo nelle vicende della nostra vita e con che cuore viviamo la nostra esistenza. È con questo atteggimento di fondo che dobbiamo andare a cogliere nel grande Santo nostro protettore tre caratteristiche. La sua figura potente, sobria, essenziale ci indica tra stili da imparare, in cui immedesimarci: sapienza, autorevolezza e rigore morale. Un uomo tutto d’un pezzo, ma con un cuore grande, configurato su quello di Cristo”.

L’insistenza e la preghiera del Vescovo, così come avvenuto durante le fasi più critiche dell’epidemia, sono state quelle di un invito alla lettura sapienziale della vita, riuscendo a “cogliere il sapore delle cose, il gusto di quello che si sta vivendo non per quello che ci piace ma per il valore che racchiude…”.
Un grande esercizio interiore, ma anche una occasione per crescere, quelli proposti da Mons. Piazza che ha fortemente sollecitato all’entusiasmo della fede: “è il tempo dell’incoraggiamento con cui andiamo a sostenere le energie che ci sono state donate e trovare la forma per esprimere ciò che veramente abita in noi”.

Ma cosa abita davvero nel cuore dell’uomo? Quanta sete ha di Dio? Quanto è forte il desiderio di Dio, che da solo basta a superare come un fiume che scorre, i limiti del percorso…? Non sono le limitazioni a dover frenare la passione per il Vangelo. Il Vescovo ha ricordato la gran folla di fedeli di un anno fa che ha gremito la piazza e poi portato il Santo patrono in processione alla Cappella fuori le mura, luogo della prima sosta delle reliquie di San Sisto ad Alife: “dov’è quell’entusiamo? Non possono essere le limitazioni che stiamo vivendo a frenare l’occasione di un incontro particoalre con Dio”. Fede nel Santo, come continuo ritorno a Dio, come possibilità di una revisione di vita sul Vangelo… a tutto questo ha animato il Pastore.

“L’entusiamso della fede di cui parla la Parola, è questa sete profonda di Dio che vogliamo radicare nel nostro cuore attraverso la mediazione di San Sisto, che ci conduce allo spirito di Cristo che ci rende Chiesa… capaci di un amore di buone relazione”. Non c’è esperienza di Vangelo che non si rifletta nella dimensione comunitaria e nella speranza che apre ogni giorno a scelte propositive, a valori, all’essenziale”.

“È la presenza nel cuore delle persone che amiamo” a generare speranza. “È la presenza di Dio, ricercata e desiderata, a generarci uomini nuovi, come San Sisto”.

Cala il sipario su una festa “unica”; non si spegne la luce che fa strada alla vita degli alifani: la fede semplice ed antica, solida, che non arretra. Perchè la speranza di tornare a festeggiare San Sisto è viva ed è già la risposta alla domanda “quanto desiderio di Dio?”.
Coltivarlo questo desiderio, saziarlo, animarlo non è puntare all’attesa della prossima festa, ma scegliere ogni giorno quella festa – che non è sottratta a nessuno – di incontrare Cristo nella preghiera, e di lanciarsi nella sfida ad essere come Lui.

Fonte Clarus