Mons. Pietro Farina per “una Diocesi dinamica, giovane, libera…”

Chiesa Cattedrale, messa in fuffragio di Mons. Pietro Farina vescovo di Alife-Caiazzo dal 1999 al 2010
01-10-2013

Ad una settimana dalla morte, ci troviamo insieme a ricordare al Signore il Vescovo, Mons. Pietro Farina, in questa Cattedrale da lui tanto amata e intorno a questo Altare, dove tante volte ha celebrato quell’Eucaristia che è l’espressione somma del ministero del Vescovo e di questa Chiesa locale, che lo ha seguito negli 11 anni del suo ministero episcopale, è stata coinvolta nelle sue scelte pastorali e gli è stata accanto con trepidazione anche negli ultimi mesi, quando l’identificazione con il mistero del dolore di Cristo, si è per lui realizzato non soltanto nella fede e nel segno sacramentale, ma nel suo corpo, che si andava progressivamente disfacendo.

Le letture di oggi ci danno opportuni suggerimenti per rileggere il significato della sua presenza in mezzo a noi. La scena del convergere di popoli e abitanti di numerose città verso il Signore, riferita dal profeta Zaccaria nella prima lettura, ci ricorda il suo desiderio di annunciare Cristo e di condurre la porzione del Popolo di Dio, che il Signore gli aveva affidato, ad una ricerca autentica del Signore, ad una testimonianza coraggiosa, come pure a costruire una Comunità diocesana, in cui la presenza di Cristo fosse evidente, forte e invitante.
Nel periodo del suo episcopato tra noi egli si è impegnato a costruire una Diocesi dinamica, giovane, libera da inutili retaggi e pesantezze del passato, rispettata e accolta nella sua missione religiosa e sociale.

Soprattutto i suoi primi anni di episcopato sono stati espressione di questa volontà, che lo ha portato sull’esempio del Papa Giovanni Paolo II, modello suo e di tanti Vescovi dell’inizio del III Millennio, a celebrare grandi eventi e ad avviare iniziative che fossero anche occasione di riscatto della Diocesi, che lui trovò assopita e stanca dopo la malattia di Mons. Campagna e gli anni complessi di Mons. Comparone.
In questo contesto, egli volle dare impulso al laicato, rilanciando l’Azione cattolica, accogliendo Movimenti e avviando le Associazioni di professionisti cattolici, che seguiva personalmente, fondò il periodico diocesano Clarus, riaprì la Biblioteca diocesana, celebrò con grande solennità il Giubileo del 2000 e il Congresso eucaristico. Dette, inoltre, impulso al restauro del consistente patrimonio artistico diocesano, avviò la Visita Pastorale e
movimentò la Diocesi con Convegni e iniziative, celebrati con la partecipazione di personaggi del mondo cattolico e di quello laico, anche con lo scopo di inserire la Chiesa locale nelle dinamiche ecclesiali e culturali del tempo.

Sempre operò nell’orizzonte imprescindibile della comunione ecclesiale, invitando tutti – come ripeteva spesso – a camminare nella stessa direzione. Il suo entusiasmo e la sua determinazione a raggiungere gli obiettivi pastorali che si era prefisso, lo portò talora ad essere impaziente, a procedere da solo, dove non trovava collaborazioni, ed a soffrire di fronte alle incomprensioni, come ricordò anche in occasione del mio ingresso in Diocesi, pronunciando qualche espressione di amarezza.

Tuttavia nei vari momenti del suo più che decennale episcopato alifano-caiatino, mai gli è mancata la consapevolezza di poter contare sulla presenza provvidente del Signore e della sua Santissima Madre. Una consapevolezza che nascondeva sotto il suo atteggiamento decisionista e la sua aria scanzonata, ma che pure era molto presente in lui e che mi rivelò in una visita che gli ho fatto nel gennaio scorso, quando mi parlò a cuore aperto della sua malattia, dicendomi che la stava vivendo come una grazia, attraverso la quale il Signore lo conduceva sempre più all’essenziale della sua missione di cristiano e di vescovo.

Presentandoci Gesù nel periodo in cui sente che si stanno compiendo “i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto” (sappiamo a cosa si riferisce l’evangelista!), san Luca ci racconta che il Maestro “prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme”. Negli ultimi mesi della sua vita terrena, il Signore ha voluto prendere il Vescovo Pietro conducendolo con ferma decisione verso Gerusalemme, al termine di quel grande viaggio che culmina nella Croce. Lui l’ha seguito con fede e nella piena disponibilità alla volontà del Maestro. Anche qui, come negli anni precedenti, il suo cammino non fu distratto dagli eventi e dai contrasti, ma fu vissuto con pazienza, prudenza e fiducia, affrontando le difficoltà particolari con la consapevolezza che l’importante era continuare il cammino al seguito di Gesù

Stasera siamo qui per ringraziare il Signore per avercelo donato, nella consapevolezza che, anche se ha passato gli ultimi anni come vescovo di Caserta, questa Diocesi è stato il suo primo amore, quello per il quale ha speso gli entusiasmi della sua prima esperienza di vescovo per realizzare non i suoi sogni, ma i sogni del Signore su questa Chiesa. Preghiamo perché il bene compiuto e i tanti poveri che ha aiutato lo acompagnino davanti al Signore, che liberandolo dalle sue fragilità, lo accolga come servo buono e fedele nella sua casa.

Piazza Vescovado, Alife, CE, Italia