“Il Signore, mi ha mandato a Voi per annunciare il Vangelo, per servire insieme i fratelli”

Chiesa Cattedrale. Inizio del Ministero pastorale del Vescovo Valentino Di Cerbo
08-05-2010

Appena una settimana fa abbiamo vissuto nella Basilica di San Pietro in Vaticano un’esperienza indimenticabile di fede, di gioia e di festa, un’esperienza di famiglia, quella
grande e bella famiglia che è la Chiesa , alla quale per uno speciale dono del Signore abbiamo il privilegio di appartenere, in virtù del nostro Battesimo.
Ma molto di più è stato quello che non abbiamo visto e che la “gloria” del Bernini ci ha ricordato durante tutto il Rito: la presenza di un protagonista d’eccezione, lo Spirito Santo,
il dono del Risorto, che ancora gonfiava di energia e di grazia le vele della barca della Chiesa e che, trasformando la mia vita profondamente e rendendomi successore degli
Apostoli ed icona del Buon Pastore, ricolmava ancora una volta dei suoi doni tutta questa bella Comunità diocesana, sospingendola verso i traguardi del Regno.

Oggi finalmente sono qui. Da quando ho ricevuto la nomina a vostro Vescovo ho sentito un amore struggente per voi, che mi ha reso impaziente e che mi ha portato a venire con
sollecitudine tra voi, sull’esempio di Maria, che, come ci ricorda il Vangelo di Luca, ricevuto l’annuncio dell’Angelo, si reca in fretta dalla cugina Elisabetta, insegnandoci che
non possiamo mai indugiare quando dobbiamo recare Cristo ai Fratelli.

Il sentimento che prevale in me in questo momento è la gratitudine: attraverso tutti voi, il Signore mi ha fatto sentire ancora una volta amato e suo pensiero d’amore per voi e voi fin
dall’inizio mi avete dimostrato con i vostri gesti, le parole, il calore e l’affetto che, nel compito grande ed arduo che il Signore mi ha affidato, non sarò solo: da questo momento,
ciascuno di voi con la propria fede e con i propri doni, mi ricorderà che è pensiero d’amore di Dio anche per me e che qualsiasi cosa possa accadere, il Padre veglia e veglierà
sempre con tenerezza paterna sulla mia vita e sul mio ministero di Vescovo. Rendo perciò grazie al Signore che ha rivolto il suo sguardo su di me e con il dono dell’episcopato mi
chiede di essere un segno sempre più grande della sua tenerezza per voi.

In questi giorni mi sono sentito molto fortunato. Il Papa mi ha nominato Vescovo di una Chiesa viva che guarda con fede e con premura al proprio pastore, come mi hanno
testimoniato tanti gesti e tante parole rivolti in questi mesi alla mia povera persona. Il mio pensiero fraterno e colmo di gratitudine va innanzitutto a Sua Eccellenza Mons. Pietro
Farina, oggi Pastore della Chiesa di Caserta, che prima come Vescovo e poi come Amministratore Apostolico, ha retto la santa Chiesa di Alife-Caiazzo negli ultimi undici anni
(proprio oggi ricorre l’anniversario del suo ingresso).
La consegna del pastorale, con la quale è passata nelle mie mani la guida della Chiesa che egli ha governato finora, non è stato un gesto formale, ma la conclusione di un lungo, proficuo e intelligente lavoro svolto tra voi e di singolari premure verso la mia persona. Mons. Pietro, infatti, si è comportato con me come un fratello maggiore, preoccupandosi che il mio arrivo in Diocesi avvenisse agevolmente, per potermi dedicare da subito agli impegni pastorali che mi attendono. Mi ha regalato così un’esperienza bellissima di comunione e di fraternità episcopale. Non tutti i nuovi vescovi hanno questa fortuna. Perciò desidero ringraziarlo pubblicamente e manifestargli ancora una volta tutta la mia stima e la mia riconoscenza. Con lui ringrazio anche i Sacerdoti, le Religiose, i Diaconi permanenti, i Seminaristi della Diocesi, i dirigenti diocesani dell’Azione Cattolica, la Corale diocesana, che ha animato anche la solenne liturgia di sabato scorso, e tanti laici impegnati, che hanno desiderato subito incontrarmi e che in questi mesi mi hanno circondato di premure, offrendomi una collaborazione intelligente e colma di affetto. Non posso non ricordare in particolare Mons. Giulio Farina, che ringrazio per le affettuose parole indirizzatemi alla porta della Città di Alife, gli altri Consultori, i parroci della Cattedrale e della Concattedrale, ma ho presenti i volti di tanti che ho conosciuto e che si sono premurati di accogliermi e di incoraggiarmi.

Ora mi rivolgo a tutti voi, cari fratelli e sorelle della Diocesi di Alife-Caiazzo. Il Signore, mi ha mandato a Voi per annunciare il Vangelo, lieta notizia di Dio per il mondo; per
santificare le vostre anime, per servire insieme i fratelli, per essere “principio visibile e garante dell’unità” di questa Chiesa particolare e di comunione con il Successore
dell’Apostolo Pietro e con il Collegio episcopale; per essere ponte tra Lui e gli uomini che vivono in questo territorio e costruttore di pace; per far sì che il Vangelo diventi sempre più
il fermento e quasi l’anima di questa nostra Terra.
Le parole e i gesti di quanti ho incontrato in questi mesi e la gioia che mi avete dimostrato sabato scorso, mi dice che siete terreno fertile per accogliere con sempre rinnovato entusiasmo il seme della Parola di Dio, che sono chiamato a spargere tra voi, ma che già con abbondanza altri hanno seminato prima di me. Lavoreremo insieme per costruire con rinnovato slancio la nuova umanità che sgorga dalla Pasqua di Cristo, quella “città santa, la nuova Gerusalemme che scende dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio”. Esprimo l’auspicio che le mura della nostra antica città di Alife, come quelle dell’antico castello normanno di Caiazzo, non ne ricordino soltanto il glorioso passato, ma rappresentino sempre più il segno del nostro impegno a costruire la comunione con Dio e tra gli uomini sul modello di quella nuova Gerusalemme che, pur essendo dono di Dio, perché scende dal cielo, si raggiunge ogni giorno, ponendo i nostri passi sulle orme di Gesù, l’unico Maestro e Signore, l’Agnello che è la sua lampada e che la inonda della sua luce.

Si tratta di una vocazione grande, ma che siamo chiamati a vivere senza turbamenti e timori. “Non sia turbato il vostro cuore e non abbiate paura” ci ricorda Gesù. Perché è tra
noi il suo dono, il Consolatore che il Padre continuamente ci invia nel suo nome, perché ci insegni ogni cosa e ci ricordi tutto ciò che Gesù ha detto, rendendo viva e attuale la sua
presenza tra noi. Guidati dallo Spirito e tenendo lo sguardo fisso su Cristo che ci interpella con la sua parola e ci parla attraverso il Magistero di Pietro e degli Apostoli, ci impegneremo ad educarci e ad educare, con tenacia e pazienza, a scelte in sintonia con il Vangelo, a purificarci dalle pastoie che sfigurano il volto della Chiesa e ci impediscono di vivere autenticamente la gioia della fede, per porre al centro della nostra vita Gesù e Gesù solo. Come Chiesa di Dio, oggi abbiamo il compito di testimoniare che l’amore è possibile,
che un mondo nuovo è possibile, che la speranza è possibile.
Non dice forse il Concilio che la Chiesa è annuncio e prima realizzazione del Regno di Dio? (LG 5). Ci faremo perciò guidare dallo Spirito per leggere i segni dei tempi e per comprendere che Gesù è presente tra noi, nella Parola, nei Sacramenti, nei Pastori della Chiesa e soprattutto nell’Eucarestia, e in ogni gesto che ha il profumo del Vangelo e ci rende ogni giorno uomini e donne di pace. Una pace diversa che ci apre a progetti di umanità nuova, ci porta a considerare dono la diversità, a farci carico delle sofferenze, della gioie e delle speranze dei fratelli. Mentre celebro questa solenne eucaristia d’inizio del mio ministero episcopale in Alife-Caiazzo, come non rivolgere un pensiero colmo di fraterna attenzione a quanti sono nella sofferenza e nella tristezza a causa della malattia e delle delusioni della vita, degli affetti traditi e della disoccupazione, a quanti sono tra noi immigrati per cercare un’esistenza più degna? Vorrei dire a ciascuno di loro che non sono soli, il Vescovo, colui che il Signore ha mandato a questa Chiesa come Pastore, è con loro. Sentano sempre la Chiesa come una grande famiglia, pronta ad accoglierli, a dare voce a chi non ha voce, ad alimentare speranze autentiche, a scuotere la pubblica sensibilità nei confronti dei loro problemi.

Un pensiero speciale vorrei rivolgerlo ai Giovani. Cari amici, vi scongiuro: non lasciatevi rubare i vostri sogni! Non permettete a nessuno di profanare i progetti che il Padre ha sulla
vostra vita. La chiesa è una madre dolce e responsabile che vi ama e che anche quando dice dei “no”, in effetti vuole soltanto dire dei “si” alle attese più autentiche del vostro cuore
e fornirvi ragioni sempre nuove di vita e di speranza, perché nella gioia e nella trasparenza possiate affrontare la bellissima avventura della vita, sul modello dell’uomo vero Gesù. Il
divino Maestro chiama molti di voi ad un amore più grande, a donarsi completamente alla causa del Vangelo: dobbiamo impegnarci tutti a creare condizioni opportune perché il “si”
alla sua divina chiamata, sia pieno e gioioso: non si tratta di assoldare nuove truppe, ma di offrire a quanti il Signore chiama la possibilità di realizzare il sogno di Dio sulla propria vita,
diventando dono per i fratelli nella fedele e totale sequela di Gesù l’amico vero che dà senso e gioia all’esistenza. A quarantadue anni dalla mia ordinazione sacerdotale, posso
dirvi che è straordinario essere sacerdote e che vale la pena accogliere l’invito di Gesù a seguirlo in una vita tutta votata alla causa del Vangelo. Anche in questo compito di discernimento vocazionale la Chiesa guarda con amorevole attenzione alle famiglie, esortandole ad essere culla e scuola di vita e di fede, fucina di vocazioni, sostenendole nel superare le tante difficoltà e soprattutto a sentirsi circondate dall’amore attento e operoso dei fratelli nella fede, nella fatica e nei problemi che devono quotidianamente affrontare.

Desidero rivolgere infine un deferente saluto alle Autorità civili e militari che hanno voluto onorare con la loro numerosa presenza questo inizio del mio ministero. In particolare esprimo viva gratitudine al Sindaco di Alife, Arch. Maddalena Di Muccio, per le delicate parole di benvenuto che ha voluto rivolgermi poco fa. Con Lei saluto il Sen. Carlo Sarro, l’on. Domenico Zinzi, presidente della Provincia di Caserta, il Rappresentante del Prefetto, Dott. Stefano Italiano, e tutti i Sindaci della Diocesi. Cari Amici, vengo in questa Terra, povero di mezzi umani, ma ricco della forza e della luce del Vangelo. La mia fede e il mio ministero di Vescovo mi portano ad apprezzare gli sforzi che quotidianamente compite a servizio delle Comunità a voi affidate, ad esservi vicino con rispetto nei gravi compiti che siete chiamati a svolgere e a pregare incessantemente perché possiate realizzare quel bene comune, il cui raggiungimento giustifica la vostra autorità e deve essere l’obiettivo costante di amministratori e cittadini. In questo la Chiesa non farà mancare la sua carica profetica e la sua appassionata collaborazione. Il bene dell’uomo e del nostro paese, come ci ricorda il Concordato, sono finalità comuni che Chiesa e Stato, nel rispetto delle competenze di ciascuno, devono impegnarsi quotidianamente a realizzare.

Sono un vescovo “giovane”, non di anni, ma di esperienza.
È bello, in questo solenne ingresso nella Diocesi di Alife-Caiazzo, sentirmi circondato dall’affetto e dalla presenza di miei Confratelli Vescovi più esperti: S. E. Mons. Pietro Farina, Vescovo di Caserta e mio predecessore sulla cattedra di Clarus e di S. Stefano Menicillo, S.E. Mons. Filippo Strofaldi, Vescovo di Ischia, S.E. Mons. Francesco Gioia, Delegato Pontificio per il Santuario di S.Antonio di Padova, e S.E. Mons. Tommaso Caputo, Nunzio Apostolico a Malta. Li ringrazio per questo segno di comunione e di amicizia che viene a suggellare la particolare accoglienza che mi hanno riservato, Sua Eminenza Il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato che, ordinandomi Vescovo, mi ha accolto nel Collegio Episcopale, il Cardinale Crescenzio Sepe, Arcivescovo di Napoli e i Confratelli della Conferenza Episcopale Campana, il Card. Agostino Vallini, Vicario del Papa nell’Urbe, gli altri Superiori della Segreteria di Stato e molti amici Vescovi. Avendo davanti agli occhi tali luminosi esempi di fede e di comunione, sarà più facile per me servire la Chiesa , come Successore degli Apostoli.

Ieri, con i miei familiari sono stato ricevuto in Udienza dal Santo Padre. È stato un momento di grande commozione e di fede. Il Papa si è informato sulla nostra Diocesi e mi ha assicurato la sua preghiera per il mio nuovo ministero e per la Chiesa particolare cui mi ha inviato, chiedendo la nostra preghiera per Lui. Incoraggiato dalla fede e dalla preghiera
del Successore di Pietro, inizio il mio cammino con Voi con fiducia.
Mi hanno accompagnato qui tanti amici di Frasso e di Roma. A ciascuno di loro esprimo gratitudine immensa: il Signore li ricompensi per il bene che mi hanno fatto ed il sostegno
spirituale con il quale hanno accompagnato tutta la mia vita e soprattutto gli anni del mio sacerdozio. Dopo aver lasciato nei giorni scorsi la Diocesi di Roma, al cui servizio ho dedicato con entusiasmo e impegno tanti anni, oggi pomeriggio, ho lasciato anche la mia casa e la mia terra natale per dedicarmi pienamente al servizio della Diocesi di Alife-Caiazzo. Prima di partire ho chiesto la benedizione della Madonna di Campanile, l’antica Mamma celeste che da otto secoli veglia su Frasso. Davanti a Lei sono diventato prete. A Lei ho affidato il mio nuovo cammino e tutti voi. Avendo sperimentato la sua protezione materna, inizio sereno il mio ministero episcopale a servizio di questa Chiesa santa di Alife-Chiazzo.
Se guardo alle mie forze e alle mie capacità mi sento inadeguato e ho timore, ma come recita il mio motto episcopale, “Fiducia mea est in Te!”. Mi affido, perciò, a Te, Vergine Madre del Signore, tanto amata in questa Diocesi e che anch’io continuerò a sentire vicina attraverso le bellissime immagini presenti nelle diverse comunità. Benedici me e la porzione del Popolo di Dio che mi è stata affidata dal Signore, perché insieme possiamo camminare verso il Regno del tuo Figlio Gesù ed essere strumenti credibili e gioiosi di pace e di salvezza!

Piazza Vescovado, Alife, CE, Italia