Giubileo diocesano “tempo di preghiera e di tensione alla santità”

Chiesa Cattedrale. Apertura Giubileo diocesano, in occasione della Dedicazione della Cattedrale
14-10-2011

Abbiamo percorso un tratto di strada insieme, segno del nostro camminare nella storia e della nostra ricerca di Dio, e siamo giunti davanti alla porta della Cattedrale, simbolo di Cristo: solo Lui ci introduce al mistero dell’amore trinitario, che si fa vicino a noi.

L’odierna liturgia della Parola ci ricorda come e dove si realizzano il dono e il mistero di questa vicinanza. “Ma è proprio vero che Dio abita sulla terra?”. Queste parole che nella prima lettura troviamo sulla bocca del re Salomone, mettono in evidenza lo stupore che investe l’uomo quando scopre che Colui che “i cieli e i cieli dei cieli” non possono contenere, prende dimora sulla terra, in una casa costruita da mani d’uomo, per farsi prossimo a chi l’invoca, ascoltarlo e perdonarlo (Cfr I Re 8,22-30). La seconda lettura ci ricorda come il tempio, eretto
dall’uomo per Dio, in realtà è soltanto simbolo di una realtà ben più grande e misteriosa: quell’ “edificio spirituale”, costruito con pietre vive, che l’Apostolo Pietro chiama anche “stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa”, “popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui”, nel quale il Signore vuole manifestare la sua presenza benefica (Cfr I Pt2,1-8). La pericope del Vangelo appena proclamata, ci fa intuire, infine, che, nonostante i nostri limiti, come Zaccheo, oggi anche noi, popolo di Dio che è in Alife-Caiazzo,
stiamo ricevendo la visita del Signore, che ci reca ancora la sua salvezza e la sua pace (Cfr Lc19,1-10).

La Parola di Dio ci suggerisce, altresì, che la vicinanza del Signore non rappresenta per noi un fatto isolato, ma anche quanto da XXV anni egli realizza nella nostra storia, nella storia della nostra Chiesa di Alife-Caiazzo, realtà spirituale nata dal confluire di due fiumi di grazia e di fede – rappresentati dalle antiche diocesi alifana e caiatina – nell’unico nuovo alveo, tracciato per volontà del beato papa Giovanni Paolo II, il 27 settembre 1986.
In verità, tale decisione coinvolse anche altre realtà ecclesiali Italiane, ma per la nostra Chiesa locale essa costituì un particolare momento di grazia. Infatti, dopo un lungo periodo di annessione a due distinte realtà diocesane più grandi, che aveva portato ad una “periferizzazione” e ad un impoverimento notevole della vita ecclesiale, l’unificazione ridava centralità e nuove prospettive alla Chiesa nel nostro territorio e concludeva un cammino virtuoso, iniziato già nel 1978, con la nomina del compianto Mons. Angelo Campagna a vescovo delle
due diocesi di Alife e di Caiazzo, allora ancora distinte.

La rinascita della vita ecclesiale nel nostro territorio, avviata dall’unificazione, fu favorita dalla ritrovata identità ecclesiale e dalla ripresa del movimento di rinnovamento conciliare, precedentemente quasi interrotto. Ma uno speciale merito va riconosciuto alla figura del Vescovo, Mons. Angelo Campagna, che con la sua bontà, il suo zelo pastorale, il suo stile di vita evangelico, la sua capacità di creare comunione e di valorizzare le risorse del territorio, rese possibile una stagione ecclesiale, che continua a produrre i suoi frutti. Penso che
la nostra Diocesi non gli sarà mai grata abbastanza. Analogo generoso impegno per la crescita della comunione nella nostra Chiesa fu posto dai Vescovi che gli succedettero: mons. Nicola Comparone di v. m. e Mons. Pietro Farina. Anche a loro va la nostra viva riconoscenza.

Abbiamo voluto ricordare l’evento della unificazione, con la celebrazione di uno speciale Anno giubilare diocesano, che inizia oggi e si concluderà il 14 ottobre 2012. Il Giubileo nella Bibbia è il tempo della Giustizia di Dio, durante il quale, mentre viene recuperato il senso autentico dell’essere Popolo eletto, si azzera tutto ciò che l’uomo ha costruito contro Dio e a prescindere da lui: infedeltà, debiti, schiavitù, arricchimenti a spese dei poveri, appropriazione avida della terra, che Dio invece dona a tutti. Un tempo di rinascita spirituale e di recupero
della propria identità e della propria missione di Popolo santo, nella rinnovata fedeltà a Dio. Per la nostra Chiesa, esso vuole essere, pertanto, occasione speciale di rendimento di grazie a Dio per i doni ricevuti in questo primo tratto del proprio cammino; ma anche di rinnovata consapevolezza di essere Popolo santo, chiamato a recare la speranza del Vangelo a questo territorio e ad annunciare con entusiasmo sempre nuovo Gesù Cristo; come pure di intenso impegno a liberarsi dalla stanchezza spirituale, dai peccati e dalle ferite, per mostrarsi nuovamente Sposa di Cristo senza rughe e senza macchia, splendente di bellezza, testimone credibile della Vita nuova sgorgata dalla Pasqua.

L’esperienza e la grazia del Giubileo, prendono avvio innanzitutto dall’incontro con Colui, che “i cieli non possono contenere”, e che si fa vicino per ridare splendore al volto della nostra Chiesa e di quanti sono chiamati a vivere insieme la grazia del discepolato. Il Giubileo che vogliamo celebrare è, pertanto, tempo di preghiera e di tensione alla santità, tempo per sperimentare la misura alta della vita cristiana ordinaria, tempo di riconciliazione e di perdono, tempo di riscoperta della nostra comune origine dal cuore del Padre celeste e della
solidarietà tra fratelli, tempo di amorevole sguardo al creato ed alla vita e, perciò, tempo di costruzione di una pace non compromissoria, ma che guarda alla Trinità come fonte e modello.

L’anno giubilare è, altresì, occasione preziosa di verifica, che coinvolge la vita diocesana ad ogni livello. Essa stimola in particolare i Presbiteri e i Consigli pastorali parrocchiali ad interrogarsi sul modo di essere Chiesa sul territorio e ad impegnarsi ad una nuova fedeltà a Dio e all’uomo, cioè ad azzerare le incoerenze e le pesantezze della vita comunitaria e a rinnovare con scelte coraggiose il volto della propria Parrocchia, aprendola, con particolare cura, a quanti stanno fuori e che forse hanno grande desiderio di entrare, ma sono
scoraggiati dalle nostre rughe e dalle nostre contro-testimonianze. Il giubileo ci esorta a rendere sempre più la nostra Diocesi una Chiesa in ascolto di Dio e degli uomini, un cantiere di idee e di restauro, ad ogni livello: clero, religiosi, laici. Quale segno del cambiamento che il Signore opererà in noi con la grazia del Giubileo, desideriamo che la Diocesi realizzi alla fine del percorso giubilare un’opera di carità, testimonianza visibile dell’amore di Dio che la grazia del Giubileo ha fatto crescere nei nostri cuori.

Il Giubileo per il XXV della Diocesi è un fatto di Chiesa. Tuttavia, come cristiani nutriamo la speranza che il rinnovamento ecclesiale, contagi anche tutte le realtà civili del Territorio, che solitamente operano con grande generosità, ma spesso sono bloccate da egoismi e inutili contese, e prive di entusiasmo per il bene comune: dalla politica all’economia, dal mondo della sofferenza a quello della disoccupazione, dal mondo della scuola e dei giovani a quello dell’handicapp e della terza età…. Possa, l’immissione nel tessuto del nostro territorio, della linfa
nuova dei valori evangelici – spesso troppo proclamati e poco vissuti – promuovere un modello di vita che includa fiducia, solidarietà, legalità, trasparenza e tutti i valori che appartengono al Regno di Dio e rendono bella la vita umana.

Affidiamo il Giubileo per il XXV della nostra Diocesi alla Vergine Assunta in Cielo, cui sono dedicate la Cattedrale e la Con-cattedrale e che rappresenta il grande segno di unità e di speranza della nostra Chiesa locale; lo affidiamo, altresì, ai nostri Santi Patroni Sisto I papa e il santo vescovo Stefano. La loro celeste protezione susciti e sostenga i nostri propositi e ci aiuti a realizzare ogni giorno gesti di amore, di accoglienza e di perdono, per compiere la giustizia di Dio nella nostra Terra e collaborare con gioia al compimento dei suoi progetti
sulla nostra Chiesa e su ciascuno di noi.

Piazza Vescovado, Alife, CE, Italia