Libro del Sinodo

Per richiedere una copia del Libro del Sinodo, contattare l’Ufficio Comunicazioni Sociali della Diocesi di Alife-Caiazzo:
Email info@redazioneclarus.it
Telefono 0823 912707 (interno 11)

Premessa
Questo libro raccoglie i risultati di letture attente e amorevoli della Diocesi di Alife-Caiazzo: le sue luci e le sue ombre, le sue ricchezze e le sue ferite. Soprattutto riporta sogni e propositi impegnativi, formulati durante il primo Sinodo diocesano con l’intento di ridefinire l’identità della nostra Chiesa e la sua missione, nella consapevolezza della sua rilevanza per la vita del territorio alifano-caiatino.

Esso giunge dopo una lunga e minuziosa Visita pastorale durata tre anni – dalla fine del 2013 alla primavera del 2016 – in cui per la prima volta il Vescovo incontrava tutte le quarantaquattro parrocchie della Diocesi e segue la pubblicazione dell’Annuario diocesano e la conclusione del Sinodo, celebrato dal 14 ottobre 2016 al 14 ottobre 2017 a distanza di molto tempo da analoghe esperienze. Infatti, nella Diocesi di Alife-Caiazzo non era mai stato celebrato un evento sinodale: nelle circoscrizioni ecclesiastiche confluite nel 1986 nella nuova Diocesi, ad Alife, mancava da più di duecento anni; a Caiazzo da più di ottanta. In tutto questo periodo, al di là di generosi tentativi e opportuni interventi dei Vescovi che si sono succeduti e della zelante azione pastorale di singoli parroci, mai la nostra Chiesa si era messa alla specchio in modo così organico e sistematico per interrogarsi su cosa il Signore le chiede e su come essa risponde alla propria vocazione.

Tale situazione era stata condizionata da alcune vicende che hanno pesantemente segnato la vita della Chiesa nel nostro territorio: la lunga e problematica esperienza delle Amministrazioni Apostoliche (per Alife dal 1967 al 1978 e per Caiazzo dal 1963 al 1978); i complessi problemi conseguenti alla fusione in un’unica diocesi delle due precedenti Circoscrizioni ecclesiastiche; la scarsità e la poco omogeneità del Clero; la carenza di una significativa pastorale vocazionale e la chiusura del Seminario minore; la brevità e le difficoltà di alcuni recenti episcopati, una certa mentalità, tipica delle zone interne, a tratti nostalgica e rassegnata, poco propensa al rinnovamento e più portata a mitizzare modelli sperimentati altrove che a porsi creativamente di fronte alla propria realtà.

All’esperienza sinodale la nostra Chiesa è stata condotta anche dalla constatazione dei rapidi e radicali mutamenti che hanno caratterizzato il territorio negli ultimi anni: il tramonto della società contadina con il suo rapporto privilegiato con la Chiesa; il vistoso calo della pratica religiosa domenicale; la difficoltà di includere diverse categorie come i giovani e i professionisti nella vita ordinaria delle parrocchie; la crescita del livello di istruzione non sempre accompagnato da una risposta adeguata delle strutture e delle agenzie educative ecclesiali e in qualche caso gestita in contrapposizione ad esse; l’emigrazione, soprattutto quella temporanea delle classi abbienti e acculturate, che ha segnato un forte distacco dalla fede cristiana; la diffusione capillare dei media e la loro azione sovente critica verso la Chiesa; il benessere, che nonostante la crisi, ha raggiunto livelli in passato mai sperimentati nel territorio; una certa burocratizzazione della pastorale, caratterizzata da rigidità e spesso incapace di cogliere i mutamenti presenti nella società ed adeguarvisi; la carenza effettiva di profezia della Chiesa locale nei confronti della politica e delle classi abbienti; una certa indolenza nel promuovere la conversione pastorale delle strutture ecclesiali, più preoccupate del consenso facile che della formazione delle coscienze.

Tutti questi fenomeni hanno portato a forme di emarginazione di fatto della Chiesa e soprattutto alla perdita del senso autentico della sua presenza nella società alifano-caiatina. Anche se rimane un significativo sostrato di valori cristiani e di attese verso la Chiesa nei comportamenti della gente, in certi momenti ufficiali l’autorità ecclesiastica è desiderata ed accolta: eventi, come la celebrazione di alcuni Sacramenti, i funerali e la pietà popolare ancora fortemente radicata nel territorio, creano occasionali contatti delle masse con la realtà ecclesiale, di fatto la fede è vissuta da molti come un fatto privato, “protocollare” e distante dai valori del Vangelo, che incide poco nella vita sociale, segnata spesso da individualismo, corruzione, litigiosità, evasione dai doveri civici, lavoro nero, violenza familiare, compromessi.

L’immagine di una Chiesa a servizio del Regno, cioè motore di una società più giusta e più fraterna, e quindi fortemente incarnata nelle gioie, nella attese e nelle speranze degli uomini del territorio, è quasi completamente assente nella opinione pubblica locale. Di conseguenza il cristiano in genere è visto come un “pacifico” praticante, un devoto rispettoso delle regole e timorato di Dio, che usufruisce individualisticamente di servizi religiosi e meno come uno che, appassionandosi alla causa di Dio e dei fratelli, diventa fattore incisivo di trasformazione della storia nella direzione del sogno di Dio sugli uomini e le donne del nostro territorio.
Anche i Sacramenti, segni dell’avvento del Regno di Dio e quindi fattori di comunione e di fraternità, vengono vissuti come orpelli spirituali tesi a migliorare e proteggere la vita interiore dell’individuo e non come strumenti per la costruzione di una società che prende come modello l’unità perfetta tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.

In continuità con la lettura attenta della vita della Chiesa di Alife-Caiazzo, realizzata durante la Visita pastorale, il percorso sinodale ha cercato di partire dalle ricchezze delle esperienze di fede e dal legame ancora diffuso della gente con la Comunità cristiana; come pure dai ritardi e dalle problematicità presenti nelle nostre parrocchie, per presentare un progetto di Chiesa, ispirato al Concilio ecumenico Vaticano II e al Magistero di Papa Francesco, capace di far riscoprire la missione della Chiesa e di rivalutarne il ruolo nel presente e nel futuro del territorio.

Tale opera di discernimento, iniziata con il Convegno diocesano preparatorio dell’ottobre 2016, è proseguito con il lavoro delle cinque Commissioni sinodali (Il servizio alla Parola; La celebrazione dei Misteri della salvezza; Il Servizio della Carità; Le componenti del Popolo di Dio e gli organismi ecclesiali di partecipazione; Risorse per il servizio pastorale), verificato poi dalle Assemblee di Forania che hanno visto la partecipazione di oltre quattrocento persone, e infine dalle Assemblee sinodali che si sono svolte tra maggio e settembre del 2017 e i cui risultati sono stati affidati al Vescovo per la promulgazione del Libro del Sinodo.

Il presente Libro e il cammino che lo ha preceduto testimoniano soprattutto una significativa esperienza di fede, vissuta da quanti hanno partecipato ai vari momenti della preparazione e della celebrazione del Sinodo, durante i quali i centoquarantuno delegati, si sono messi in ascolto del Risorto che accompagna la nostra Chiesa e la conduce verso Gerusalemme.
L’episodio dei Discepoli di Emmaus è stata l’icona che ha accompagnato e modellato l’esperienza sinodale.
Anche se sovente sono emerse difficoltà e ferite, momenti di sofferenza e di disillusione, la presenza misteriosa del Risorto ci ha disposti al dialogo costruttivo e all’accoglienza reciproca, facendoci leggere la storia della nostra Comunità diocesana alla luce della Parola di Dio e, riscaldando il cuore, ha riacceso negli animi entusiasmo e fiducia per rendere la nostra Chiesa più fedele al Vangelo.

Le Celebrazioni eucaristiche e i momenti di preghiera che hanno segnato tutto il percorso sinodale, hanno indicato nell’Eucarestia il vero modello della nostra Chiesa, Popolo santo adunato nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo, comunità di fratelli chiamata a vivere nell’amore, nella condivisione, nella solidarietà, nel dono reciproco e nel perdono. L’intenso cammino sinodale alla fine ci trova pronti a partire per annunciare il Risorto ai fratelli con l’impegno ad essere testimoni di vita nuova, capaci di profezia e pronti trasformare la storia del territorio nella prospettiva del Regno di Dio e di esserne “germe ed inizio” (LG 5).

Si auspica che l’entusiasmo e la consapevolezza suscitati dai lavori sinodali, costituiscano la grazia del ″cuore caldo″, che alimentando la passione per la causa di Dio e dei fratelli, ci impegni a realizzare nella vita quotidiana delle nostre Comunità quanto in questo tempo speciale di Grazia il Signore ci ha fatto sognare per la nostra Chiesa di Alife-Caiazzo.